La “force majeure” nel diritto polacco

di Zofia Maria Mazur

Con il presente contributo l’autrice ha voluto presentare una breve descrizione della disciplina di “forza maggiore” (siła wyższa) presente nel diritto polacco, nonché gli eventuali rimedi nel caso dell’impossibilità di invocare la fattispecie presa in esame.  

IL CONCETTO DI “FORZA MAGGIORE”

All’interno dell’ordinamento polacco non vi è una definizione uniforme del concetto di forza maggiore (siła wyższa). Né il codice civile polacco (Kodeks cywilny)[1] né un’altra legge nazionale descrivono espressamente cosa si debba intendere con il termine “forza maggiore”, nonostante ci siano numerosi riferimenti normativi che la menzionano[2].

La necessità di definirne i limiti, l’impatto, le situazioni in cui possa essere invocata, nonché gli effetti giuridici che ne derivano ha provocato un acceso dibattito in dottrina[3] e in giurisprudenza.

A tal riguardo assume una rilevanza particolare la Risoluzione del 2008 della Corte Suprema polacca[4] riunita in Sezioni Unite con la presenza di tutti i membri della Sezione civile[5], che ha posto fine al lungo conflitto giurisprudenziale sorto a seguito dei diversi orientamenti anche discordanti[6].  

Con tale risoluzione la Suprema Corte polacca ha indicato gli elementi necessari da tenere in considerazione al fine della corretta individuazione del concetto di “vis maior”.

Nella sua decisione la Corte di Cassazione ribadisce la carenza della definizione esplicita e uniforme del termine “siła wyższa”, tuttavia evidenzia che i suoi principali concetti teorici furono sviluppati dal diritto delle obbligazioni, il quale sin dall’inizio considerava la forza maggiore come una delle cause di giustificazione dell’inadempimento o dell’inesatto adempimento dell’obbligazione contrattuale, ma soprattutto come il limite della responsabilità del soggetto agente indipendentemente dalla sua colpa.

Tra la teoria oggettiva[7] e quella soggettiva[8] della forza maggiore, la corte propende per la prima[9]. Pertanto, l’evento di force majeure va considerato come un evento esterno, inevitabile, impossibile da prevedere e impedire.

Inoltre, la teoria oggettiva non permette di assumere che sia attendibile esclusivamente la valutazione della parte che voglia avvalersi della causa di forza maggiore. Il caso concreto va giudicato tenendo in considerazione ogni circostanza utile, e di conseguenza la valutazione dovrebbe essere effettuata “dall’esterno”, tenendo conto delle peculiarità del caso sottoposto all’esame[10].

In altre parole, si tratta di un evento (i) indipendente dalle parti; (ii) imprevedibile al momento del contratto e, (iii) di cui non si sarebbero potuti evitare gli effetti, pur mantenendo le dovute precauzioni (vis maior cui resisti non potest).

Gli avvenimenti caratterizzati da suddetti elementi vengono suddivisi in tre categorie:

1. Vis naturalis – calamità naturali, uragano, incendio, eruzione vulcanica, epidemia;

2. Vis imperii – atti amministrativi[11] (che dispongono la chiusura delle frontiere nazionali, il divieto di esportazioni e/o importazioni, l’espropriazione, e via dicendo);

3. Vis armata – sciopero, atto terroristico, guerra.

Tuttavia, la semplice ricorrenza di una delle cause di forza maggiore non esonera automaticamente una parte dalla responsabilità. Deve sussistere uno stretto collegamento tra la forza maggiore e l’impossibilità nell’esecuzione della prestazione contrattuale (il c.d. nesso di causalità). Così, se assumiamo che lo sciopero sia una delle cause di forza maggiore, non ogni sciopero potrà fungere da esimente. Uno sciopero del trasporto pubblico locale non è direttamente riconducibile all’impossibilità di eseguire una prestazione consistente nella creazione di un sito internet.

Poiché manca una definizione legale uniforme è necessario procedere caso per caso al fine di valutare se un determinato evento possa costituire o meno una causa di esclusione della responsabilità.

Tuttavia, appare sicuro e condivisibile il fatto che il concetto di “forza maggiore” non comprende le situazioni che avrebbero potuto essere previste, superate o evitate[12] (non si tratta di prevenire l’evento stesso, bensì delle sue conseguenze utilizzando la tecnologia moderna disponibile) conoscendo la natura dell’impegno assunto, ovvero quando il danno è stato causato da un animale selvatico.

Orbene, la forza maggiore, pur non essendo espressamente disciplinata nel diritto polacco, costituisce una clausola generalmente accettata e ampiamente utilizzata.  

PRINCIPI GENERALI E L’AUTONOMIA DELLE PARTI

In linea di principio, nell’ordinamento polacco vige la regola dell’autonomia privata, di cui all’art. 3511 k.c.[13]. Tale norma afferma che le parti contraenti possono formare il loro rapporto contrattuale a propria discrezione, a condizione che il contenuto o lo scopo del contratto non siano contrari alla natura del rapporto, alla legge, né alle regole di convivenza sociale (pol. zasady współżycia społecznego; ing. rules of social conduct, principles of community life)[14].

Pertanto, è rimessa alla libertà delle parti la facoltà di inserire all’interno del contratto una clausola che possa limitare o del tutto escludere la responsabilità o i determinati obblighi derivanti dal medesimo (vale naturalmente anche la regola contraria, ovverosia l’estensione della responsabilità ex art. 473 k.c.[15]), qualora l’adempimento dovesse rendersi impossibile o eccessivamente oneroso a causa di forza maggiore. Inoltre, tale potere viene concesso altresì dall’art. 472 k.c., attinente alla responsabilità per la mancata dovuta diligenza.

Il restringimento della responsabilità incontra, tuttavia un limite stabilito all’art. 473§2 k.c.[16], vale a dire le parti non possono escludere la responsabilità per i danni che potrebbero essere deliberatamente causati dal debitore.

Inoltre, come è stato affermato dalla Corte Suprema nella sentenza del 2019[17], sia la limitazione sia l’estensione della responsabilità derivante dall’inadempimento o dall’inesatto adempimento dell’obbligazione contrattuale devono inequivocabilmente risultare dal testo contrattuale. In quanto solo così sarà possibile accertare che ambedue le parti avevano avuto l’intenzione di introdurre regole diverse da quelle previste dalla legge.    

Allo scopo di determinare la situazione giuridica dei contraenti, preliminarmente occorre stabilire se il contratto controverso contenga al suo interno una pattuizione che permetta la risoluzione o la rinegoziazione dell’accordo al verificarsi di eventi di forza maggiore.

Come già accennato, a seconda del caso, una tale clausola può essere più o meno dettagliata (e variamente denominata), prevedendo nello specifico ogni singolo avvenimento che possa ricadere nell’ambito di applicazione di questo particolare rimedio contrattuale quale sia vis maior.

A tal proposito, va rammentato che le clausole contrattuali, purché valide e approvate dalle parti, prevalgono sui principi generali del diritto.

RIMEDI ALTERNATIVI

Come si può evincere, dalle norme generali del codice non deriva direttamente alcuna possibilità di recedere dal contratto, di risolverlo o di sospenderne l’esecuzione per causa di forza maggiore. Tuttavia, tale risultato potrebbe essere ugualmente raggiunto avvalendosi di alcuni rimedi offerti dallo stesso sistema civilistico.

1. Art. 471 k.c. – l’inadempimento o l’inesatto adempimento

Qualora il contratto, soggetto alla legge polacca, non preveda nulla al riguardo degli eventi di forza maggiore, occorrerà far riferimento alle regole generali contenute nel codice civile polacco, quali ad esempio l’art. 471[18], il quale contempla che il debitore è tenuto al risarcimento del danno derivante dall’inadempimento o dall’inesatto adempimento, a meno che l’inadempimento o l’inesatto adempimento siano conseguenza di circostanze per le quali il debitore non è responsabile.

           2. Art. 476 k.c. – il ritardo nell’adempimento

Un’altra norma a disposizione della parte trovatasi nell’impossibilità di adempiere ai propri obblighi a causa di forza maggiore è l’art. 476 k.c.[19], il quale esonera la parte che non adempie nel termine stabilito nel contratto, qualora il ritardo sia dovuto alle circostanze per le quali l’inadempiente non è responsabile.

            3. Art. 3571 k.c. – clausola rebus sic stantibus

La norma contenuta nell’art. 3571 k.c[20] disciplina la c.d. clausola rebus sic stantibus. Essa afferma che qualora, a causa di un mutamento straordinario dei rapporti, la prestazione di una delle parti diventi eccessivamente onerosa o possa provocare una perdita grave alla parte trovatasi in difficoltà, e ciò che i contraenti non avevano previsto al momento della conclusione del contratto, il giudice può, dopo aver valutato gli interessi delle parti, in conformità ai principi della convivenza sociale, (i) determinare le modalità di esecuzione dell’obbligazione; (ii) determinare l’ammontare della prestazione; ovvero perfino (iii) disporre la risoluzione del contratto.

L’applicazione di detto rimedio necessita l’esistenza contemporanea di quattro condizioni:

  • l’obbligazione deve derivare dal contratto;
  • il mutamento del rapporto contrattuale deve avere carattere straordinario;
  • inoltre, tale cambiamento deve rendere l’adempimento eccessivamente difficile o deve portare ad una perdita grave, che le parti non avevano previsto al momento del contratto;
  • deve sussistere il nesso causale tra l’evento straordinario e l’eccessiva difficoltà nell’adempiere o la perdita che la controparte avrebbe subito se avesse adempiuto correttamente al contratto.

La prova dell’esistenza delle suesposte circostanze incombe sulla parte che invoca la clausola in commento.

4. Art. 506 k.c. – la novazione

Inoltre, le parti avrebbero la possibilità di avvalersi delle norme che consentono la “novazione” dell’obbligazione, ai sensi degli artt. 506[21] e 507[22] k.c.,

            5. Art. 501 k.c. – il differimento degli obblighi nel tempo

Le parti contraenti potrebbero accordarsi sull’eventuale differimento nel tempo dell’esecuzione del contratto.

            6. Hardship clause

Nell’ambito dei contratti commerciali, soprattutto aventi carattere internazionali, si è diffusa la prassi di inserire la cd. Hardship clause. Tale clausola appare particolarmente utile nelle situazioni in cui, nel corso di un contratto di lunga durata, la prestazione di una delle parti diventi eccessivamente onerosa provocando uno squilibro ingiustificato a vantaggio dell’altra.

Essa inoltre, a differenza di force majeure, non permette la risoluzione del contratto, bensì la sola rinegoziazione o la ridefinizione degli obblighi, con la conseguenza che il negozio giuridico continuerà a produrre i suoi effetti sebbene in maniera differente da quella originariamente pattuita.

NEMINEM LAEDERE E LEALE COLLABORAZIONE TRA LE PARTI

La disciplina illustrata poc’anzi è strettamente legata ai principi di buona fede e correttezza tra le parti contraenti, i quali dovrebbero sussistere in ogni fase del rapporto contrattuale.

A tal proposito, nell’ordinamento polacco si fa riferimento agli artt. 354 k.c.[23] e 5 k.c.[24], ovverossia norme relative alle modalità di esecuzione delle obbligazioni contrattuali. Entrambe le parti sono tenute a svolgere le proprie prestazioni conformemente alle pattuizioni contrattuali, ai loro scopi socio-economici, nonché alle regole di convivenza sociale e agli usi, ove sussistano.

In altre parole, alle parti contraenti viene imposto il dovere di leale collaborazione nei loro rapporti negoziali.

CONCLUSIONI

Come si può evincere dalla presente ricostruzione della disciplina presa in esame, sono numerose le situazioni in cui è possibile invocare la causa di forza maggiore. Tuttavia, va tenuto a mente che in caso di controversie, i giudici incaricati svolgeranno le valutazioni caso per caso per accertare l’effettiva incidenza dell’evento straordinario sull’eseguibilità della prestazione dovuta. Pertanto, deve escludersi ogni automatismo al riguardo, dato che l’imprevedibilità delle circostanze e la loro straordinarietà costituiscono elementi variabili e strettamente legati al tipo di operazione che si mira a realizzare.

Conseguentemente, vale la pena di studiare e analizzare bene la disciplina illustrata, poiché in molti casi il richiamo alla forza maggiore può rivelarsi particolarmente prezioso.

Nell’attuale contesto in cui ci siamo trovati a seguito dell’epidemia di coronavirus (SARS-CoV-2), sarebbe senz’altro auspicabile cercare di dialogare con la controparte al fine di rinegoziare il contenuto contrattuale prima di ricorrere alle vie legali.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI:

– B. Bolesławski, Siła wyższa (przepisy regulujące przedawnienie oraz odpowiedzialność ex delicto), in Monografie Prawnicze. Wybrane Zagadnienia Prawa Cywilnego, Warszawa, 2006;

– W. Czachórski, Prawo zobowiązań w zarysie, Warszawa, 1968;

– A. Exner, Pojęcie siły wyższej (vis maior) w prawie komunikacyjnym rzymskim i współczesnym, przekład J. Bassaka, Warszawa, 1919;

– S. Grzybowski, Struktura i treść przepisów prawa cywilnego odsyłających do zasad współżycia społecznego, in Studia Cywilistyczne, T. 6, Warszawa, 1965;

– L. Leszczyński, Klauzule generalne w stosowaniu prawa, Lublin, 1986;

– M. Safian, Klauzule generalne w prawie cywilnym (przyczynek do dyskusji), in PiP, 1990, z. 11;

– M. Sala-Szczypiński, Znaczenie zasad współżycia społecznego w prawie polskim, in Prawo i Społeczeństwo, V. 2005, n.1;

– W. Warkałło, Siła wyższa jako zasada nieodpowiedzialności i domniemanie przypadkowości szkody, in PiP, 1949, n. 9-10;


[1] Ustawa z dnia 23 kwietnia 1964 r. – Kodeks cywilny, Dz. U. 2019.0.1145

[2] Artt. 121, c. 4, 433, 435, 436, 471, 846, c. 1 del codice civile; Art. 59 c. 4 della legge del 19 novembre 2009 sui giocchi d’azzardo (ustawy z dnia 19 listopada 2009 r. o grach hazardowych); art. 65, c. 4 del diritto dei trasporti (ustawa z dnia 15 listopada 1984 – Prawo przewozowe); art. 54 della legge cambiaria (ustawa z dnia 28 kwietnia 1936 r. – Prawo wekslowe), e via dicendo.

[3] Conf. B. Bolesławski, Siła wyższa (przepisy regulujące przedawnienie oraz odpowiedzialność ex delicto), in Monografie Prawnicze. Wybrane Zagadnienia Prawa Cywilnego, Warszawa, 2006, p. 1-7; W. Czachórski, Prawo zobowiązań w zarysie, Warszawa, 1968; W. Warkałło, Siła wyższa jako zasada nieodpowiedzialności i domniemanie przypadkowości szkody, in PiP, 1949, n. 9-10; A. Exner, Pojęcie siły wyższej (vis maior) w prawie komunikacyjnym rzymskim i współczesnym, przekład J. Bassaka, Warszawa, 1919;

[4] Risoluzione della Corte Suprema polacca del 6 febbraio 2008, III CZP 30/07 – Uchwała Sądu Najwyższego; vedasi anche l’ordinanza del 16 settembre 2011, IV CSK 77/11 in cui: „…za siłę wyższą uznaje się zdarzenie, które jest zewnętrzne, niemożliwe do przewidzenia i któremu nie można było zapobiec”.

[5] Le decisioni assunte dalle Sezioni Unite della Corte Suprema che riuniscono tutti i membri di una determinata sezione della Corte acquisiscono una valenza particolarissima, in quanto la Corte Suprema conferisce a tali decisioni il valore di principio di legge (moc zasady prawnej).

[6] Conf. Ord. SN del 11 luglio 1930, III. 2 C 167/30, PS 1931, pos. 498; Ord. SS.UU. SN del 20 ottobre 1936, C II 2086/36, 1937, N. 4, pos. 158; ORD. SN del 9 aprile 1952, C 962/51, OSNCK 1954, N. 1, pos. 2; Ord. SN del 7 febbraio 1953, I C 60/53, OSNCK 1954, N. 2, pos. 35; Sent. SN del 9 luglio 1962, I CR 54/62, OSNCP 1963, N. 12, pos. 262; Sent. SN del 26 agosto 1992, I PRN 36/92, OSNC 1993, n. 7-8, pos. 138; Ord. SN del 24 novembre 2000, III CZP 37/00, OSNC 2001, N. 4, pos. 56; Sent. SN del 4 settembre 2003, IV CKN 420/01, IC 2004, n. 6.

[7] L’autore della teoria soggettiva è A. Exner, secondo il quale la forza maggiore costituisca l’evento impossibile da prevenire pur usando la dovuta diligenza.

[8] Elaborata da L. Goldshmidt. Il criterio fondamentale di questa teoria è la corretta qualificazione dell’evento medesimo, e non il grado di diligenza del soggetto agente.

[9] In tal senso anche l’ordinanza della Corte Suprema del 10 marzo 1992, III CZP 10/92

[10] V. Sent. C. Suprema del 9 aprile 2019, V CSK 59/18

[11] V. Sent. C. Suprema del 16 settembre 2011, IV CSK 77/11

[12] Sent. C. Suprema del 28 settembre 1971, II CR 388/71

[13] Art. 353[1] „Strony zawierające umowę mogą ułożyć stosunek prawny według swego uznania, byleby jego treść lub cel nie sprzeciwiały się właściwości (naturze) stosunku, ustawie ani zasadom współżycia społecznego”.

[14] Più ampiamente sulle regole di „convivenza sociale” presenti nell’ordinamento polacco, a titolo meramente esemplificato si rinvia a: M. Sala-Szczypiński, Znaczenie zasad współżycia społecznego w prawie polskim, in Prawo i Społeczeństwo, V. 2005, n.1; M. Safian, Klauzule generalne w prawie cywilnym (przyczynek do dyskusji), in PiP, 1990, z. 11; L. Leszczyński, Klauzule generalne w stosowaniu prawa, Lublin, 1986; S. Grzybowski, Struktura i treść przepisów prawa cywilnego odsyłających do zasad współżycia społecznego, in Studia Cywilistyczne, T. 6, Warszawa, 1965.

[15]Umowne rozszerzenie odpowiedzialności dłużnika

§ 1. Dłużnik może przez umowę przyjąć odpowiedzialność za niewykonanie lub za nienależyte wykonanie zobowiązania z powodu oznaczonych okoliczności, za które na mocy ustawy odpowiedzialności nie ponosi.”

[16] „Nieważne jest zastrzeżenie, iż dłużnik nie będzie odpowiedzialny za szkodę, którą może wyrządzić wierzycielowi umyślnie.”

[17] Sentenza del 9 aprile 2019, V CSK 59/18

[18]“Dłużnik obowiązany jest do naprawienia szkody wynikłej z niewykonania lub nienależytego wykonania zobowiązania, chyba że niewykonanie lub nienależyte wykonanie jest następstwem okoliczności, za które dłużnik odpowiedzialności nie ponosi.”

[19] „Zwłoka dłużnika

Dłużnik dopuszcza się zwłoki, gdy nie spełnia świadczenia w terminie, a jeżeli termin nie jest oznaczony, gdy nie spełnia świadczenia niezwłocznie po wezwaniu przez wierzyciela. Nie dotyczy to wypadku, gdy opóźnienie w spełnieniu świadczenia jest następstwem okoliczności, za które dłużnik odpowiedzialności nie ponosi.”

[20]Stosowanie zasady rebus sic stantibus przy nadzwyczajnej zmianie stosunków.

§1. Jeżeli z powodu nadzwyczajnej zmiany stosunków spełnienie świadczenia byłoby połączone z nadmiernymi trudnościami albo groziłoby jednej ze stron rażącą stratą, czego strony nie przewidywały przy zawarciu umowy, sąd może po rozważeniu interesów stron, zgodnie z zasadami współżycia społecznego, oznaczyć sposób wykonania zobowiązania, wysokość świadczenia lub nawet orzec o rozwiązaniu umowy. Rozwiązując umowę sąd może w miarę potrzeby orzec o rozliczeniach stron, kierując się zasadami określonymi w zdaniu poprzedzającym.”

[21]Pojęcie odnowienia – nowacja

§ 1. Jeżeli w celu umorzenia zobowiązania dłużnik zobowiązuje się za zgodą wierzyciela spełnić inne świadczenie albo nawet to samo świadczenie, lecz z innej podstawy prawnej, zobowiązanie dotychczasowe wygasa (odnowienie).

§ 2. W razie wątpliwości poczytuje się, że zmiana treści dotychczasowego zobowiązania nie stanowi odnowienia. Dotyczy to w szczególności wypadku, gdy wierzyciel otrzymuje od dłużnika weksel lub czek.”

[22]Odnowienie a zabezpieczenie wierzytelności

Jeżeli wierzytelność była zabezpieczona poręczeniem lub ograniczonym prawem rzeczowym ustanowionym przez osobę trzecią, poręczenie lub ograniczone prawo rzeczowe wygasa z chwilą odnowienia, chyba że poręczyciel lub osoba trzecia wyrazi zgodę na dalsze trwanie zabezpieczenia.”

[23] „Sposób wykonania zobowiązania przez dłużnika i wierzyciela

§ 1. Dłużnik powinien wykonać zobowiązanie zgodnie z jego treścią i w sposób odpowiadający jego celowi społeczno-gospodarczemu oraz zasadom współżycia społecznego, a jeżeli istnieją w tym zakresie ustalone zwyczaje – także w sposób odpowiadający tym zwyczajom.

§ 2.  W taki sam sposób powinien współdziałać przy wykonaniu zobowiązania wierzyciel.

[24]Nadużycie prawa podmiotowego (Abuso del diritto soggettivo)

Nie można czynić ze swego prawa użytku, który by był sprzeczny ze społeczno-gospodarczym przeznaczeniem tego prawa lub z zasadami współżycia społecznego. Takie działanie lub zaniechanie uprawnionego nie jest uważane za wykonywanie prawa i nie korzysta z ochrony.”

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